Nucleo Talita

Ospita persone non autosufficienti che presentano deficit importanti sul versante della mobilità, intendendo con questo termine tutte le limitazioni di deambulazione e di movimento corporeo autonomo, tali da compromettere l’ autonomia generale della persona, sia nell’ assolvere alle normali funzioni di vita quotidiana (A.D.L. ridotta) che nell’ esprimere le altre funzioni correlate (incontinenza, difficoltà nell’ alimentazione autonoma, disorientamento spazio-temporale, difficoltà mnestiche, ecc.). Connessi con la “dimensione” dell’ autonomia motoria, quindi, si presentano molti altri elementi che riguardano la salute della persona, compresa la “dimensione” dell’ isolamento sociale, fattore sempre “a rischio” per le persone accolte in una struttura residenziale.
Il Nucleo qui in parola intende, pertanto, promuovere un concetto di qualità esistenziale rivolto al conseguimento e/o mantenimento di una autonomia personale e nell’ aiutare l’ ospite a comprendere, accettare e rivalutare la propria situazione dopo un evento debilitante o, comunque, all’ interno di un quadro di decadimento fisiologico delle abilità.

Gli obiettivi principali del nucleo sono:

– Definizione di nuovi contesti di abilità funzionali (invecchiamento fisiologico)

Nel contesto del lavoro con la persona in condizione di non autosufficienza va contemplato il fatto che, frequentemente, il processo di invecchiamento, anche in assenza di eventi particolarmente invalidanti, comporta variazioni sul piano delle capacità funzionali.
L’ obiettivo di salute, quindi, nel garantire il massimo benessere possibile, consiste nel poter accompagnare questo percorso di cambiamento nel rapporto autonomia/dipendenza, attraverso il costante monitoraggio delle condizioni dell’ ospite e l’ applicazione delle strategie per nuove definizioni del contesto di abilità attraverso il supporto piuttosto che attraverso la stimolazione, in ordine al progetto individuato come maggiormente valorizzante per il singolo ospite, inserito nel suo contesto di nucleo.

– Recupero e/o mantenimento delle capacità funzionali della persona all’ interno di un evento debilitante

Qualora invece ci si trovi dinanzi ad una variazione connessa ad un improvviso evento debilitante, l’ intervento deve essere valutato in senso più specificamente riabilitativo, multiprofessionale e diversificato in base alle necessità (manifeste ed implicite) dell’ ospite.
La nostra attenzione non viene rivolta solo verso le componenti mancanti dell’ autonomia funzionale, ma l’ intervento è volto ad ottimizzare, valorizzare le capacità residue dell’ ospite e aiutarlo a scoprire e attuare nuove strategie di adattamento.

– Contenimento del danno

In alcuni casi, in ordine ad un evento particolarmente invalidante, ad una patologia ingravescente rispetto alla quale non appare possibile un percorso di riabilitazione e/o mantenimento, alle condizioni dello ospite gravi in sé, l’ unico intervento possibile consiste nel conseguire il raggiungimento di uno stato di benessere legato al contenimento degli effetti maggiormente invalidanti e degenerativi per la sua autonomia e pesanti per il suo stato psico-fisico.

-Definizione di un contesto di senso esistenziale per la persona con deficit di autonomia

Nell’ affrontare il lavoro con la persona con deficit di autonomia (e conseguente stato di dipendenza), l’ operatore si confronta spesso con un aspetto non sempre considerato come rilevante nelle strutture di cura, ma che invece va ritenuto come centrale nella relazione di cura: ci riferiamo al “senso esistenziale” di chi si sente “dipendente da”, in un’ età della vita che non prelude all’ uscita dalla dipendenza. Questa variazione impone alla persona anziana una revisione di tutti gli ambiti del “sé”.
La frequenza e le modalità con cui la persona ospite può comunicare la propria incapacità di assorbire, elaborare e ridefinire il contesto di senso esistenziale sono estremamente variabili, legate principalmente alla storia della persona e alle relazioni significative che questa riesce ad intessere e a vivere.
Si riscontrano così le manifestazioni comportamentali più diverse che riconducono, però, sempre allo stato di disagio individuale, e che vanno dal rifiuto del cibo alla recriminazione, dall’ apertura al dialogo dal desiderio comunicato di morire al “bisogno pretestuoso”, per essere semplicemente in contatto con l’ operatore.
La struttura e l’organizzazione in questa operante, si propongono, perciò, di poter leggere comunicazioni e comportamenti dell’ ospite ascrivibili a questo quadro di riferimento del disagio, e in tal modo, restituire alla persona la possibilità di ritrovare tempi e luoghi delle relazioni di cura in cui essere riconosciuto non solo per la perdita di autonomia o sostegno/recupero dello stato di dipendenza, ma anche di poter affrontare questa condizione di autonomia compromessa nella potenziale ricostruzione di senso per la propria esistenza.